Descrizione
Con un linguaggio vivo come il rumore delle voci al mercato, Dario Voltolini ci consegna un gioiello di narrativa, delicatezza e memoria, in grado di trascinarci con impeto nella spirale di dolore ora sommessa, ora caotica, ma sempre potentissima, dei pensieri, fino a un luogo che è allo stesso tempo inferno e rifugio nel ricordo di quando tutto sembrava andare bene.
«Dario Voltolini si conferma una delle voci più interessanti del nostro panorama letterario. Il rigore emotivo è la sua grande cifra.» – Romana Petri
«Ho visto Voltolini maneggiare nelle sue storie quasi tutte le circostanze umane. Per farlo ha un solo attrezzo che si è costruito da sé. Nessun altro ce l’ha.» – Davide Longo
«Voltolini ci accompagna in modo originalissimo nel più comune e misterioso dei viaggi.» – Letizia Muratori
Il padre spacca gli animali, entra nelle loro viscere, separa i muscoli dalle membrane, estirpa gli organi e le ossa. Il padre vende pezzi di animali. Il padre si immerge nella voragine biologica e ne tira fuori bistecche. I tagli di carne sono il suo mestiere e la sua arte. Il padre è un macellaio. Il padre ha il compito di inoltrarsi nella carne morta e di uscirne porgendola ai vivi, perché la vita continui la sua catena vorace. È un traghettatore fra le due sponde della carne, fra la viande e la chair, fra meat e flesh. Al banco di vendita del mercato serve i pavidi che non affrontano i corpi che mangiano, non ne vogliono sapere, delegano il lavoro sporco ai macellai. Un giorno qualcosa va storto nella coreografia perfetta delle lame e un taglio sghembo quasi gli mozza un pollice. È l’inizio di un’altra discesa nella carne, questa volta la sua. Al lavoro, un batterio lo ha contaminato. Comincia con un’infezione, prosegue con la spossatezza, una diagnosi ferale, i protocolli sanitari, i viaggi in clinica all’estero. Il figlio Dario, ventenne, immerge lo sguardo nella carne del padre che si deteriora, e nella malinconia del congedo. Un’intimità fortissima li avvolge, come succede quasi solo nel rapporto tra figlie e madri. Entriamo nello sguardo del figlio, prensile ed esatto, che vede accasciarsi il padre. La precisione è la forma che assumono la sua devozione e la sua sofferenza.